Storia, intelligenza artificiale e immortalità


La storia, per definizione, inizia quando si ha la possibilità di tramandare il presente per il futuro. Noi, nativi digitali, siamo andati oltre la storia e ora siamo nell’iperstoria. Questa nuova epoca è segnata da un elemento fondamentale: ogni segno che noi lasciamo, trascende noi stessi, si distacca da noi. Tutto ciò è possibile solo e soltanto grazie al web, che diventa un contenitore esterno in cui tutto è al suo interno e noi siamo una sua manifestazione, suoi fruitori. 
 
Con ciò non si sta dicendo che le macchine stanno assumendo il controllo del mondo in stile Terminator, anche perché fino a ora nessun robot ha superato il Test di Turing, quello che sancisce se una macchina è intelligente o non lo è. Si sta solo ammettendo che il web sta cambiando il nostro paradigma di realtà, tra cui ad esempio il concetto di presenza. Un tempo il dono dell’ubiquità apparteneva solo al buon dio, ora non più. Possiamo essere al bar e prendere un caffè mentre facciamo un’operazione bancaria, possiamo seguire una lezione online e magari pulire la nostra stanza. Per questo motivo, se ancora chiedete “sei online o sei offline?”, siete dei boomer. 
 
Siamo una società ibrida, in cui l’analogico ha incontrato il digitale, in cui i pacchi di Amazon sono spostati dai robot, quella società in cui possiamo stare davanti al computer ma siamo pur sempre seduti su una sedia di legno. Se il concetto di presenza cambia, allora lo fa di conseguenza anche quello di vita e morte che, oramai, non hanno più un confine netto. Prima dell’avvento dei social, c’era un netto distacco tra il mondo dei vivi, le città, e quello dei morti, i cimiteri. Con il web questa barriera si sgretola e i due mondi sono costretti a convivere. I social network sono abitati da migliaia di profili di persone decedute. Questi molto spesso diventano dei profili commemorativi, su cui possiamo lasciare una frase in ricordo di quella persona o, nell’ipotesi più macabra, continuano a essere utilizzati dai loro cari che fanno rivivere la persona defunta. In pratica, ciò che si sta dicendo è che i social network sono anche dei cimiteri digitali. Avete paura? E non è ancora finita! Ci sono due social network, Eter9 ed Eterni.mi che, sfruttando diversi algoritmi, continuano a far rivivere il profilo della persona deceduta che in vita ha deciso di iscriversi. Ad esempio, postano canzoni che noi avremmo postato, commentano post che noi avremmo commentato, chattano con persone con cui noi avremmo chattato, basandosi su dei dati statistici raccolti durante il nostro utilizzo in vita. Per i fanatici della serie tv britannica, è esattamente ciò che accade nella prima puntata della seconda stagione di Black Mirror “Be right back”. Se quella puntata vi sembra pura utopia, allora siete fuori dal mondo perché Microsoft, il 20 giugno 2020, ha annunciato che a breve creerà un chatbot sulla falsariga di quello che vediamo in quell’episodio. 
 
In conclusione, il web ha ancor di più demolito quella sottile linea che separava il mondo dal non mondo, la vita dalla morte, l’essere qui dall’essere lì, il possibile dall’impossibile, il pensabile dall’impensabile. 
 
Matteo Macchiarulo