Assalto al valore


Siamo nati e cresciuti qui, in uno spazio liquido e in un tempo indefinito. Lo abbiamo toccato e respirato prima ancora che un libro di Bauman si piazzasse sulle nostre scrivanie. Siamo figli di una terra che non ci vuole; che con la scusa del “sei troppo capace per restare qui”, nasconde con un velo il suo “levati dai coglioni”. Perenni creature che tali devono restare, perché da sempre, le scelte le fanno i grandi. Poi però arriva l’istante in cui cala il sipario e ci si accorge che, non tutti i grandi sono poi così capaci. 

E così, dal 2019, prima ancora che una pandemia sconvolgesse le nostre vite, l’insediamento di una commissione antimafia sposta le lancette dell’orologio e anticipa il buio della notte, in una tra le terre moralmente più depresse d’Italia. Anni e anni passati ad accettare “Ah, sei di Cerignola? Dove rubano le macchine!”, per poi ritrovarti direttamente promosso in un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose. La vita è fatta di scelte e questa terra, nel bene o nel male, ce la siamo scelta. 

Pensandoci, scegliere (non sciogliere) è un verbo davvero affascinante; Ci ricorda (e forse un po’ ci illude) di poter essere ancora capaci di tracciare la nostra strada. Fin da bambini, per quanto condizionati dall’intorno, non facciamo altro che scegliere dove andare, come andare e oggi, a poche ore da una nuova alba, ci prepariamo ad una delle scelte più difficili per il nostro futuro. 

Scegliere chi ci amministrerà non sarà questione né di colori, né di correnti. Non basterà dire “io non c’ero”, “io non c’entro niente” per poter meritare l’onore del governo. Si, l’onore, perché è importante riappropriarci anche delle parole. Non abbiamo bisogno di volti nuovi, né di sceriffi per le strade. Non abbiamo bisogno di grandi coalizioni, né di garanti. 

Per ri-costruire – VERAMENTE – abbiamo bisogno di idee concrete e visione “culturale” del futuro. La legalità è anche e soprattutto questo. Di buche nelle strade, addobbi natalizi e sagre della porchetta non vogliamo più sentir parlare, per almeno una decina d’anni. Questa terra ha bisogno di imponenti finanziamenti culturali con programmazione temporale a 20-30 anni. Ha bisogno di amministratori che, con coraggio, si assumano la responsabilità di scelte impopolari, i cui effetti positivi possano essere invisibili nell’immediato. Questa terra ha bisogno di imprenditori visionari e di operai attenti alla crescita culturale dei propri figli. Ha bisogno di luoghi della cultura che possano diventare cattedrali nelle quali rifugiarsi; punti di riferimento di una comunità per due, tre generazioni almeno. Abbiamo bisogno di tornare ad emozionarci e a vivere di sogni. Abbiamo bisogno di tutto ciò che solo l’arte e la cultura possono restituirci. 

Perché la sopravvivenza è figlia d’evoluzione e ogni evoluzione, da sempre, comporta enormi sacrifici. 
Dopo ogni scioglimento ci si ritrova tutti più liquidi, ma per ricomporre i pezzi della nostra identità, tocca tornare solidi sulle nostre idee. È arrivato il momento di rialzare la testa; il momento di assaltare i valori e scordarci dei portavalori. 

Siamo ad un bivio. L’alternativa è nascondere la faccia.

Biagio Giurato