Ricordi rivoluzionari


L'11 Marzo 2020 L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, un nome che avremmo imparato ad utilizzare sempre più spesso, da lì in poi) dichiara il Covid "un'emergenza globale", ufficializzando quindi il suo passaggio da "epidemia" a "pandemia", ovverosia "un nuovo virus che si diffonde in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie".

Un problema, quindi, che non era più relegato soltanto alla Cina o, com'era avvenuto in quei giorni a ridosso, all'Italia, ma che ora comprendeva chiunque, con maggior pericolo, e lo è tutt'ora, per i Paesi in via di sviluppo e quelli completamente poveri.
Si sfata, quindi, il mito de "i cinesi ci portano il virus", che si trasforma poi ne "gli italiani ci portano il virus", ora diventato "il mondo ha il virus"; una situazione di certo non di poco conto, quindi, con la quale stiamo ancora facendo i conti, anche con il progredire della campagna vaccinale a livello mondiale.
 
Ci siamo appena lasciati alle spalle, inoltre, la Prima Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Covid, che è stata istituita da quest’anno il 18 Marzo, data che rappresenta un monolite nella storia contemporanea italiana: il 18 Marzo del 2020, infatti, è il giorno in cui tutto il mondo vede i camion militari sfilare per le strade di Bergamo e trasportare, al loro interno, le salme delle vittime per il Covid perché il cimitero, ormai saturo, non può più ospitare nessuno.
Un’immagine che tutti noi ancora ricordiamo e con la quale facciamo i conti, nonostante prima sui social e poi nelle strade si urli a gran voce di complotto e di altre assurde teorie affini che mi farebbe ribrezzo soltanto ricordare e riportare; un’immagine divenuta, quindi, un simbolo, in una giornata che sarà atta a ricordare la sofferenza di quei giorni, nei confronti della quale bisognerà osservare, in luoghi pubblici e privati, un minuto di silenzio e che potrà portare, per i dipendenti pubblici che lo vorranno, a devolvere parte della retribuzione delle ore lavorative di quella giornata, ossia il 18 Marzo.
 
Un’occasione importante, per ritrovare il contatto con l’uso della memoria, che sino ad ora ci sembrava quasi una cosa astratta, visto che le giornate della memoria che annualmente celebriamo ci sembrano così lontane: la Shoah, la strage della scorta dell’On. Moro, la strage di Capaci… tutti nomi ed eventi che ricordiamo per abitudine, ormai, e che sembrano essere, in realtà, sfocati, soltanto frasi da leggere come rituali, privi di qualsiasi sostanza.
“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”.
Ecco, credo che questa citazione dell’immenso scrittore inglese Oscar Wilde ci possa finalmente rivelare il vero senso della celebrazione di quei giorni, come in realtà gli eventi sono vivi soltanto quando intere comunità decidono di accettare e ricordare il male comune, affinché si possa attuare una solidificazione del ricordo.
La prima Giornata che si è appena svolta rappresenta il primo passo verso quello che potremmo definire il “mai dimenticare” del Covid, la più grande battaglia che l’Italia si trova ad affrontare dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che sembra ancora essere lunga; ma questo evento potremmo veramente considerarlo come la prima goccia in una terra rocciosa ed arroccata che, speriamo presto, possa tornare di nuovo fertile e rigogliosa.
 
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Giovanni Affortunato